«Per secoli abbiamo identificato la sua musica con l’idea di lotta. Ma non bisogna pensare che lottasse contro la sordità o contro la natura autocratica di Napoleone. La sua musica riflette la lotta dell’essere umano per migliorarsi, per cambiare e per semplificare». Parlando di Beethoven, forse Daniel Barenboim pensa a se stesso. Un artista che in settant’anni di carriera si è spinto come pochi altri all’essenza della musica. Un amico, nonché membro onorario, che la Filarmonica e il suo pubblico attendono ogni volta con lo stesso impaziente desiderio.
Sinfonia n. 6 in fa magg. op. 68 Pastorale
Sinfonia n. 7 in la magg. op. 92
Nato a Buenos Aires nel 1942, a cinque anni prende le prime lezioni di pianoforte con la madre, per poi proseguire gli studi musicali col padre, che resterà il suo unico insegnante di piano. A sette anni tiene il suo primo concerto in pubblico. Nel 1952 si trasferisce con la famiglia in Israele e a undici anni frequenta il corso di direzione d’orchestra di Igor Markevitch a Salisburgo.
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